Come pescare i calamari da riva

L’ arte giapponese di catturare i calamari ha subito una notevole trasformazione tecnologica durante l'ultimo quindicennio. Ricordo ancora la fine degli anni duemila: la disciplina dell'eging prese piede in Italia spinta dai vari produttori, che si impegnavano nel creare articoli e attrezzi specifici per la pesca dei cefalopodi, seguendo i dettami imposti dal Japan Style. Canne in due pezzi con cime sensibili, mulinelli leggeri con bobine generose, torce UV e tanti egi colorati, talvolta glow, talvolta di semplice plastica. La pesca dei calamari da riva entrò prepotentemente su Youtube e nei social network, riscontrando un buon numero di appassionati. Come dicevo, ne è passato di tempo da allora. Oggi la pesca al calamaro da riva, detta propriamente eging, non è più una novità. Incuriosisce e genera seguito ma, sempre più spesso, si assiste a scene da dilettanti, con pescatori che la praticano erroneamente, sbagliando i fondamentali. Probabilmente sono lì a tentare la cattura dei calamari più per un piacere a tavola che per la sfida pescasportiva in sè. Siccome voglio fare chiarezza e fornire contenuti di valore, cerco di fare il punto sull'argomento, basandomi anche sulle esperienze recenti che mi vedono protagonista in alcuni scatti alla diga di Sottomarina, a Chioggia (in Veneto).

molo e scogliera per la pesca del calamarocanna da pesca per calamari

Eging ai calamari

Iniziamo col dire che l'eging è una branca dello spinning in mare, disciplina particolarmente praticata in Giappone. L' obiettivo, come già si può intendere, è composto da tutti i cefalopodi (calamari, totani e seppie) che si avvicinano a riva durante il periodo autunnale, invernale e inizio primaverile, da insidiare con l'impiego di esche artificiali da lancio e recupero. Trattasi di un metodo di pesca alternativo alla pesca al branzino, al cefalo o alla classica pesca a fondo, che può cambiare le sorti di tristi giornate passate al freddo, senza percepire una minima tocca sul cimino. Anche per l’ eging, il progresso tecnologico ha consentito a questa disciplina di raggiungere livelli elevatissimi in fatto di materiali. Le esche più impiegate sono appunto gli egi, comunemente chiamati totanare. Si tratta di esche che imitano la forma di un gamberetto con un cestello, ovvero piccoli ami rigidi che penetrano nei tentacoli. In testa hanno un piombo (con sigle 2,5/4) che le fa scendere in modo diverso a seconda del peso. In passato erano coperte con materiali setosi, mentre al giorno d'oggi sono dipinte con striature glow, che le fanno brillare al buio. Inoltre, in presenza di luci UV, i corpi degli egi glow tendono a caricarsi ed emettere luce verde, proprio come nelle foto sottostanti. Gli egi di ultima generazione, quindi, sono ricoperti di materiale sintetico a forte potere termico e rifrangente, che aumenta la possibilità di individuazione da parte dei calamari. 

egi per la pesca del calamaro

Attrezzi per la pesca dei calamari

L' eging al calamaro va effettuato dalle scogliere, moli o manufatti marini. La pesca di seppie e calamari dalla barca è altra cosa, quindi non la tratterò in questa sede. In commercio esistono attrezzi specifici per praticare l'eging da riva ma, in totale sincerità, se vogliamo soltanto fare qualche test e non investire ulteriore denaro, una canna e un mulinello da spinning medio-leggero potranno sicuramente fare al caso nostro. Detto ciò, veniamo alle attrezzature specifiche per l'eging ai calamari: canne di lunghezza tra 7’9 piedi e 8’6 piedi, di potenza di lancio tra 10-30 grammi con un'azione di punta, con cimino morbido. Le due pezzi da calamaro sono strumenti affidabili, nati soltanto per quello scopo e ci permetteranno di recuperare la preda in modo accurato, seguendo le sue fughe, mantenendo i cefalopodi agganciati per il cestello. Le canne vanno abbinate a un buon mulinello a frizione anteriore, con un basso rapporto di recupero, che potrà essere riempito o con del multi fibre, oppure con del nylon. Infine, per completare la montatura, bisognerà collegare all'egi uno spezzone di fluorocarbon dello 0,18/0,22. C'è qualche pescatore che pone uno starlight incastrato nel tubicino trasparente, al livello del nodo di sangue. Non so se si tratti di una leggenda metropolitana ma sembra che la fonte luminosa dello starlight aumenti la pescosità. Sarà vero?

pesca al calamaro da rivacalamaro pescato da riva

Come pescare i calamari da riva

La tecnica di recupero attuabile da moli e scogliere è la cosiddetta Japan Style. Lanceremo l’egi e lo lasceremo scendere fino a raggiungere quasi il fondo. A questo punto effettueremo un paio di forti jerkate, impresse dal basso verso l’alto, a cui seguirà una pausa lunghissima e poi l'inizio del recupero. Altre jerkate, pausa e recupero. Si procede così, ancora ed ancora, con ulteriori lanci. Evitate movimenti troppo lenti perchè l'egi potrebbe impigliarsi su ostacoli sommersi nel fondale. Meglio mantenerlo animato e alzato dal fondo. Una volta sentito il peso della preda, tra uno stop e un recupero, ferreremo senza esagerare: l'obiettivo è far entrare gli aghi del cestello nelle carni o nei tentacoli del cefalopode, non strapparlo o combatterlo come se fosse un enorme branzino! Seguirà un cauto recupero, che terminerà con il salpaggio del calamaro quasi sotto i nostri piedi. Fate attenzione agli schizzi d'acqua o alle improvvise ripartenze. Il calamaro potrebbe sganciarsi, vanificando i vostri sforzi.

egi per la pesca del calamaroegi luminosi per pescare calamari

Trucchi e consigli 

La scelta di egi di taglia 2,5/3/3,5 e 4 va fatta in considerazione della profondità dello spot e della distanza da raggiungere. Solitamente scelgo i modelli 2,5/3: lavorano bene anche su profondità di 5/6 metri e sono sicuramente proporzionati alla taglia media dei calamari. Modelli 3,5/4 sono più lunghi, più pesanti (sia che abbiano il piombo forato oppure no) e vanno impiegati per scogliere molto profonde, con calamari di grossa taglia. In tanti illuminano le esche con normali luci frontali o, al peggio, con quella del cellulare. Lasciate perdere, anzi comprate una luce frontale con raggi UV. Noterete che in pochi secondi dalla propagazione dei raggi, gli egi assumeranno quella fluorescenza così affascinante, che desterà non poca curiosità sott'acqua. Cercate di andare a pesca durante i cambi di luce: alba e tramonto rappresentano il momento clou per i cefalopodi. Ho riscontrato maggiore attività un'ora prima del tramonto/alba fino a un'ora dopo, meglio se con condizioni di alta marea e mare calmo, pressoché piatto. Le maree sono importanti per chi frequenta le imboccature dei porti, pertanto andranno scelti i momenti di picco di alta marea, che coinciderà con un minor gioco di correnti dolci e salate.

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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