Come pescare i carassi difficili

Diciamocela tutta senza riserve. Chiunque vada a pesca, dall'amatore all'agonista, desidera pescare più degli altri e prova piacere nel condividere le proprie catture a fine giornata. Siamo negli anni dei social network, perchè negare l'evidenza? Vorrebbe limitare al massimo le piccole prede e puntare solo a quelle più grosse (ricevono più like, no?), cercando di effettuare una selezione preliminare. Considerato che i pesci non sono giocattoli telecomandati ma animali e per pescarli bisogna essere preparati (e avere anche fattore C - non lo nego!), infilare una bella esca nella bocca di un carassio grosso o piccolo che sia, non è un particolare da lasciarlo al caso. Possono accadere più circostanze che determinino una pescata a favore, con ottimi risultati e di peso; oppure una pescata a sfavore, con poche prede peraltro piccole. Accade nella trota lago, figuriamoci in un contesto naturale o artificiale come un carassiodromo - carpodromo. Probabilmente ciò dipende da particolari caratteristiche morfolologia del fondale, oppure di ingressi sotterranei di acqua in uno specchio lacustre, ripari, vegetazione e altri fattori. A parte questi casi non troppo rari, molti spot presentano una certa regolarità e fare selezione sul pesce è solo una questione di tecnica, checché se ne voglia dire. Oggi esaminiamo il caso di carassi difficili, tipici del periodo tardo autunnale, invernale e di inizio primavera. Svelerò tre lenze che mi hanno consentito di fare la differenza in una giornata soleggiata ma ventosa, con forte brezza da Nord, tipica dei periodi freddi.

 

La distribuzione dei carassi nel laghetto

Durante le garette amatoriali in laghetto, tra pochi o molti pescatori, il pesce tende a distribuirsi uniformemente. Le fiondate di bigattini faranno avvicinare le prede sotto le punte delle roubaisienne. Flotte di carassi accorreranno verso di noi e si disperderanno quasi equamente dal primo all'ultimo pescatore. In questa situazione sicuramente favorevole, il buon pescatore cercherà di fare selezione, evitando la "pesciaglia" bensì selezionando gli esemplari più grossi e più difficili, appunto, puntando magari anche alle giovani carpe gestibili con le punte da bianco ed elastici dello 0,09 mm.

 

Prima di procedere a tale selezione, bisogna capire molti dettagli dello spot e dei suoi carassi. Informatevi sull'alimentazione quando non ci sono pescatori. Cercate di capire se gli altri concorrenti usano soltanto bigattini, pellet o mais. Comprendete l'età media dei carassi guardandoli attentamente: sono piccoli, di buona fattura o appaiono invecchiati, quasi usurati dalle continue competizioni? Non è fantascienza. È ittiologia applicata alla pesca. Nelle fasi della crescita, i carassi cambiano il modo di aggredire le esche. Quando sono "giovani", assalgono i bocconi con più voracità. Poi diventano meno aggressivi, mantenendosi piantati sul fondo o girovagando a pelo d'acqua (in caso di acqua con poco ossigeno). Ecco che l'approccio del pescatore dev'essere deciso a inizio pescata: fare mattanza e ambire al numero, oppure selezione puntando al peso?

 

Come fare selezione per carassi difficili?

Il preambolo iniziale sull'età del carassio è importante. Ne deriva che bisogna presentare al meglio l'esca verso coloro che, presumibilmente, sono i carassi più anziani, più corpulenti, rispetto alla "marmaglia" di carassietti che potremmo aver avvicinato sotto punta. Con l'esperienza ho imparato che i pinnuti si dispongono più in alto se piccoli e di primo pelo, più in basso se grandi e smaliziati. Secondo alcuni garisti, quando non si pesca "fuori punta" (importante!), anche all'interno di un branco disposto alla stessa profondità, c'è una sorta di gerarchia. I pesci di taglia inferiore restano sui bordi dell'area di pasturazione, mentre i più grandi e longevi godono quasi di un'autorità che gli consente di posti centrali al banchetto delle esche. Fateci caso lanciando qualche pallina di bigattini sotto di voi. I primi carassi ad accorrere saranno i più grossi, poi saranno seguiti dai più piccoli e, sul finire, da alborelle o da scardoline. Le carpe? Spesso sono solitarie e accorrono una alla volta, difficilmente in gruppo. Non saprei se ciò è determinato da una sorta di "legge del più grande" tra i carassi. Probabilmente è una constatazione implicita che può essere frutto di una certa autorità del carassio più anziano a sfavore del più giovane

montatura per carassi difficili con terminale lungo e spallinata

Montature per carassi smaliziati

La presentazione dell'esca è la chiave di tutto. Una montatura morbida è perfetta per la pesca anche in strati profondi (carassiodromi di 3,5/4 metri) e risolve il problema delle poche catture. Ha il vantaggio di essere delicata e più naturale nella discesa dell'esca, potendo anche essere appoggiata per alcuni centimetri sul fondale. Le abboccate sono solitamente più lente ma determinate da carassi corpulenti e smaliziati. L'unico difetto è nella minore capacità di tenere fermo il lungo terminale (40 centimetri) con l'esca piantata sul fondo, in caso di correnti inferiori o spostamenti della lenza dovuti al vento. La si costruisce con un finale di 40 centimetri e una spallinata di 10 piombini del n° 11 (10 x 0,03 grammi = 0,30), tutti regolari, in 40 centimetri di lenza.

montatura per carassi difficili con terminale corto, spallinata e bulk

La seconda montatura, più rigida della prima, è la soluzione per un'esca a contatto col fondale, che non deve alzarsi da esso, associata ad un terminale corto 25 centimetri, supportato da un bulk e pochi pallini disposti massimo in altrettanti 25 centimetri di lenza. La piombatura di 0,30 grammi identica alla precedente, bensì raccolta, semplifica tutto e rende statica la lenza. Il pescatore dovrà avere l'onere di effettuare continui movimenti laterali o frontali che vadano ad animare l'esca. In tal caso è più probabile che a farsi vivi siano i carassi più piccoli, incuriositi dallo strano movimento sussultorio del boccone (animazione artificiale non molto gradita ai carassi più anziani). 

La terza montatura l'ho raccontata in un altro articolo di pesca al carassio in inverno con la roubaisienne. Deve essere impiegata se le prime due falliscono l'obiettivo. È realizzata con un bulk di 0,20 grammi (5 piombini del 10 - 0,04 grammi ciascuno) e due asole, seguite da un terminale corto 20 centimetri. Il bulk sarà disposto in un punto strategico, che si trovi distante dal primo nodo dell'asola quanto la distanza tra il nodo e l'amo. Provo a spiegarmi meglio. Inserendolo il bulk sul nodo della seconda asola, le stesse dovranno avere una lunghezza pari a circa 18 centimetri circa (quasi 9 centimetri l'una), tali da adagiarsi sul terreno con un'apposita sondatura (che avverrà con una sonda a molla disposta sulle asole). In questo modo il terminale eviterà di salire e si manterrà parallelo al fondale con una discreta vivacità che potrà ingannare i più astuti dei carassi.

 

Pasturazione ed inneschi per i carassi più diffidenti

La pasturazione dovrà essere leggera ma costante, precisa o millimetrica. Dico leggera perchè non dovrà saziare l'appetito dei carassi. Costante perchè dovrà radunare a tiro di roubasienne i pinnuti, dai più piccoli ai più grandi. Precisa sia nell'intervallo di tempo tra un lancio e l'altro, sia a livello di dispersione delle larve. Se necessario, adottate un cupping kit e rendetela millimetrica. Può essere la soluzione dopo aver fiondato un po' di esche agli inizi, visto che l'obiettivo sarà mantenere i esci attivi con un richiamo dopo l'altro, a ogni entrata in pesca.

 

Evitate di rilasciare troppo cibo con acqua fredda e giornate gelide. Meglio farlo in autunno o a fine inverno, tipo a febbraio o marzo. Se sazi, i pesci tenderanno a rinunciare al pasto, vanificando i nostri sforzi. Inoltre tenete presente che la minutaglia è costantemente attratta da larve in caduta, mentre i carassi più grossi non hanno tale tendenza, anzi aspettano l'aperitivo con più pazienza e lo scrutano diffidenti. Se si vuole ovviare al problema, il jolly sotto manica è incollare i bigattini (con e senza ghiaia) e poggiarli in acqua con la coppetta. Arriveranno sul fondo velocemente, quasi senza che la pesciaglia se ne accorga.

 

Per concludere, ammetto che anche l'innesco riveste un'importanza non da poco nella riuscita della pescata. A tal proposito è bene usare ami piccoli e fare selezione anche sull'esca. Il bigattino è conosciuto e apprezzato da tutti i carassi. Vice versa, il caster, il lombrico di taglia media o il mais, scoraggiano i più piccoli ad abboccare, restando preda soltanto dei carassi di taglia superiore. In mancanza di esche alternative, concentratevi su inneschi voluminosi di tre bigattini. Sono sempre più vincenti rispetto al bigattino singolo che può essere succhiato anche dal carassietto dietro l'angolo di pasturazione. Meglio poi se di colori diversi (arancione - rosso - neutro o giallo come in foto), specie in presenza di carassi pescati e ripescati centinaia di volte. Con un po' di creatività vedrete che il bottino vi sorprenderà!

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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