L'ABC del Carpfishing

Ricordo tutto come se fosse ieri. Mentre scrivo queste righe siamo nel 2022 e sono passati ben trent'anni da quell'autunno del 1992, quando mio padre mi regalò alcune videocassette de L' Arte della Pesca. Avevo soltanto 9 anni, muovevo i primi passi nella pesca in mare con un'attrezzatura modestissima. Eppure, con lo spirito di un bambino curioso, volevo saperne sempre più della pesca in ogni dove. Trascorsi ore ed ore davanti alla televisione, talvolta evitando di fare i compiti, altre volte invece fantasticando con la mente. Internet non esisteva, nè avevo disponibilità economica, quindi ogni video e fascicolo de l'Arte della Pesca rappresentavano un'occasione per catapultarmi in un mondo fantastico. Quando mi sono trasferito in Trentino, a fine 2013, avevo una triplice scelta: salmonidi in quantità, poco pesce bianco o sperimentare il carpfishing. Alcune cave in provincia di Bolzano e di Verona, a circa tre quarti d'ora da Trento, mi impedivano di pescare a feeder o galleggiante. Era fuori dal regolamento, infatti i gestori furono particolarmente rigidi, imponendomi di praticare la pesca alla carpa in un modo che non avevo mai sperimentato fino ad allora. Scelsi quindi di documentarmi, prima di fare scelte affrettate. Nel farlo, tornai sui miei passi, riguardando quella videocassetta che avevo ammirato più e più volte da piccolino. Il protagonista era Roberto Ripamonti e la puntata si chiamava Pesca della Carpa (ma in realtà era molto più...).

L'ABC del carpfishing

Quel filmato esiste ancora ed è stato pubblicato dal canale Itinerari di Pesca, che ringrazio pubblicamente per averlo condiviso con tutti noi. Potrete guardarlo per intero cliccando sul pulsante play e gustarvelo sul vostro dispositivo. Inutile dirvi che per me fu un vero e proprio ABC della pesca a carpfishing, in quanto pose le basi di una disciplina d'oltralpe che non avrei mai praticato per davvero, dando invece inizio ad un'altra variante, che racconterò poi in altri articoli su Pescanet. Anni più tardi comprai lo speciale di Roberto Ripamonti, chiamato appunto l'ABC del Carpfishing. Approfondì ogni aspetto di una tecnica molto specialistica che continuava a stuzzicarmi, ma che non potevo approfondire per mancanza cronica di tempo, dettata dagli impegni di altre specialità, molto più inclini ai ritagli improvvisi di libertà tra vita coniugale e turni di lavoro in azienda. Con questo pezzo vorrei scrivere un particolare elogio a colui che ho stimato e ammirato per anni; allo stesso modo mi piacerebbe diffondere un vademecum basilare per tutti coloro che stanno iniziando (o vorrebbero cominciare) a praticare la pesca alla carpa come insegnato dagli inglesi e, soprattutto, dal grande Roberto.

rod pod per la pesca a carpfishingsegnalatore di abboccata per il carpfishing

Un po' di storia

Agli inizi degli anni '80, Lennie Middleton (ahimè ormai defunto) e Kevin Maddocs, durante vari esperimenti e osservazioni nel comportamento delle carpe all'interno delle acque inglesi, ebbero l'intuizione di effettuare un innesco mantenendo l'amo distante dall'esca stessa. Riassumendo al massimo, potremmo dire che fu questo l'inizio del carpfishing affermatosi poi negli anni a venire. La rivoluzione era proprio nella predisposizione dell'esca accanto all'amo (e non sull'amo!); un qualcosa che non era mai accaduto prima di allora, nè in ambito agonistico, nè amatoriale. Si pescava infatti con bigattini, polenta, lombrichi, pastelle innescate direttamente sull'amo. Ciò determinava la cattura di vari pesci, tra cui anche le carpe. Mentre con la geniale idea di Middleton e Maddocs si riuscì a fare selezione, puntando esclusivamente (con rarissime eccesioni) a carpe di taglia maggiore ai comuni standard dell'epoca. Che io sappia, non ci furono particolari proseliti in Italia, finchè un giovane Roberto Ripamonti, capitano di F-104, di stanza ad Amendola in Puglia, scelse di fare esperimenti nella mia terra natale ai laghi Capacciotti e Occhito. Ricordo che Roberto raccontò di catture inaspettate, con taglie insperate, proprio nei due laghi artificiali pugliesi, che fino ad allora erano frequentati solo da qualche pescatore locale e cerchie ristrette di garisti. Fu preso dalla "Carp Fever" e cominciò la sua preziosissima opera di divulgazione su Pescare, L' Arte della Pesca e, successivamente Pescare Carp Fishing. Grazie Roberto, è merito tuo se il Carp Fishing è diventato una disciplina alla portata di tutti.

boiles per la pesca a carpfishingcarpa regina pescata a carp fishing

Hair rig, boiles e tanto altro ancora

Quando sento parlare di hair rig, boiles, materassino e rod pod, mi viene subito in mente il carpfishing. Sono un po' le parole chiave della disciplina raccontata da anni orsono in quel mitico filmato. L' hair rig è quel metodo d'innesco a "capello" che ho descritto nelle righe precedenti. È stato perfezionato nel tempo con versioni scorrevoli, più statiche, sempre all'insegna della raffinatezza ed efficacia. Le boiles invece sono un'esca totalmente diversa da quelle tradizionali: trattasi, infatti, di un composto tra varie farine di origine vegetali e animali, impastate con uova, che subiscono successivamente una cottura al vapore che ne determina morbidezza o rigidità. Col tempo si sono rivelate quasi del tutto inattaccabili da altre specie di pesci, quindi sono diventate l'emblema della pesca alla carpa, diventando così un'esca:

- specialistica (si è usata solo nel carp fishing fino a metà anni 2000, poi adottate anche nel feeder)
- selettiva (consentiva di catturare carpe dai 3 kili in su, anche oltre i 20 kg)

Oltre a hair rig e boiles, il motore del commercio ha realizzato anche attrezzi specifici per la pesca delle grosse carpe. Oltre a canne e mulinelli, che tralascio volentieri, sono stati introdotti materassini e culle per consentire la slamatura e la medicazione delle prede. Una soluzione decisamente migliore rispetto al porgere le regine per terra, tra l'erba, rischiando ferite, abrasioni e persino la morte. Inoltre, al fine di effettuare lunghe sessioni, che durano anche più giorni e che richiedono il mantenimento delle canne ferme, con varie inclinazioni rispetto all'acqua, sono nati i rod pod con gli avvisatori. Per ulteriori approfondimenti c'è sia un articolo di Carlotta Giliotti, che spiega proprio come pescare a carp fishing. Oppure un importante focus tecnico che racconta quanto i dettagli siano determinanti per fare la differenza.

recupero di una canna a carpfishingcarpa catturata a carpfishing

Il vero spirito del carpfishing

Più volte mi sono chiesto quale sia il vero spirito del carpfishing, oppure cosa significhi per davvero essere un carpista? Al giorno d'oggi esiste il feeder, il method feeder, lo stalking alla carpa ma... qual è il senso del carpfishing? Prima di tutto vuol dire catch and release in modo assolutamente incondizionato, senza se e senza ma. Potrebbe sembrare scontato ma da quando vivo a Padova ho visto pescatori con un accento non proprio italico, armati fino ai denti con canne da carpfishing di fascia entry level, intenti a "padellare" le regine pescate in acque libere... lascio a voi la conclusione. Fare carpfishing vuol dire anche mettere in atto una serie di comportamenti volti alla tutela del pescato, quindi impiegare materassini, culle, eventuali disinfettanti e tutto ciò che può far star bene la preda, di qualunque dimensione essa sia. Da un punto di vista tecnico, praticare il carpfishing significa specializzarsi nella cattura di carpe e amur, effettuando una selezione preliminare sul peso e sulla misura, diciamo dai 4/5 kg in su, fino a chissà... forse 20 o 25 kg? Un sogno che si avvera per pochi, non per tutti. Dico questo perchè non sempre il carpfishing è catture da capogiro come può apparire su cataloghi e riviste. Dipende tutto dall'ambiente in cui si tenta la cattura: acque libere come fiumi, laghi oppure contesti a pagamento. Occorre effettuare una disamina preliminare prima di sentirsi insoddisfatti davanti a una cattura di 5 o 6 kg che, per contesti come quelli in cui ho cominciato a pescare, tipo il Lago Locone o il Lago Basentello in Puglia, potrebbe rappresentare oro colato. Non sempre, infatti, le carpe riescono a svilupparsi lambendo gli 8/10 kilogrammi e più, sia per questioni ambientali, sia per la dieta o per l'età in cui sono state effettuate le immissioni in ambienti più o meno protetti. Quindi, per concludere, carpfishing è anche ricerca di un record, ma sempre restando coi piedi per terra, amando ciò che la natura può offrirci. Dettagli talvolta tascurabili ma che, in un mondo assolutamente veloce e incontrollato come quello post Covid19, ci portano alle origini del rapporto uomo-pesce che esiste dalla notte dei tempi.

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

Articoli consigliati

I migliori articoli dall'archivio di Pescanet