In carpodromo con la mini roubasienne

L' estate rappresenta da sempre il momento in cui la pesca raggiunge un picco. La si pratica al mare, di notte e di giorno, nella speranza che abbocchi qualche bella spigola o un'orata molto combattiva. La si pratica anche in carpodromo, in laghetto e in cava da parte di coloro scelgono di frequentare l'acqua dolce. Nelle acque commerciali, chiamate anche fisheries (come fanno gli inglesi), l'abbondanza di pesce consente di deliziarsi il palato con varie tipologie di tecniche. Ce ne sono alcune che, magari, appaiono più scontate come il feeder fishing o la pesca a bolognese in laghetto. Altre invece, come la pesca con la mini roubasienne, rappresentano un tocco di classe in più che consente di realizzare ottimi bottini senza dover necessariamente spendere capitali in attrezzature costose. Oggi approfondiamo questa specialità, sempre più in voga tra i pescatori italiani che si dedicano ai carpodromi.

Pesca con la mini roubasienne in carpodromo

La canna ad innesti di origine francese si chiama roubasienne (alcuni la chiamano anche roubaisienne, con la i che contraddistingue Roubaix, città d'origine in Francia). La mini roubasienne è un attrezzo più corto di una sorella di stampo classico di 13 metri:  è più economica e, soprattutto, più robusta, in quanto i mandrini sono disegnati su pezzature minori, tali da consentire ai costruttori di impiegare moduli di carbonio meno fragili, degni avversari di pesci di buona mole. Negli ultimi tempi si vedono sempre più spesso le cosiddette margin pole, ovvero mini roubaisienne di 6 ed 8 metri, talvolta anche di 9,5 metri. Trovo che siano decisamente più facili da maneggiare perchè sono composte da un numero inferiore di pezzi, pesano il giusto, quindi risultano alla portata del pescatore amatoriale o dilettante che vuole fare un passo in più verso una tecnica elitaria. Sono, infatti, canne composte da un vettone ad innesti con una fessura già pronta sul secondo pezzo, concepita per ospitare l'elastico (che funge da ammortizzatore dato che manca il mulinello); ci sono poi altri pezzi, sempre ad innesti, da 2 a 4, che completano la dotazione della canna, portandola fino a 6, 8 e 9,5 metri. Misure che sposano alla perfezione l'area di pascolo delle carpe che, in estate, sono spesso sotto riva e nuotano in superficie alla ricerca di cibo.

Una canna ad innesti molto versatile

Chi si avvicinerà a questa splendida disciplina noterà che pescare con una roubaisienne corta ha diversi vantaggi. Il primo è proprio nel provare una certa soddisfazione nel governare e portare a guadino un bel pesce di taglia, come un amur o una carpa, stancandola con elastici ammortizzatori che si allungano e si accorciano a seconda delle fughe delle prede. Il secondo vantaggio, inoltre, risiede nel pescare leggerissimi e precississimi, con un galleggiante anche inferiore ai 0,50 grammi ed una lenza quasi spartana ma funzionale, volta alla cattura di pesce vorace e combattivo. Il terzo, poi, è nella dinamicità: montaggio della canna, pesca alla massima lunghezza, recupero, smontaggio della cima e attimi finali al cardiopalmo. Se provassi a riassumerli, credo che siano questi i tre vantaggi principali che possono fare della mini roubasienne la padrona incontrastata dei carpodromi in estate. Ovviamente è richiesta un'attrezzatura di contorno adeguata, come un panchetto comodo ed un rullo ferma canna... tuttavia penso che se siete capitati su questo articolo è perchè siete abbastanza decisi nell'acquistarla, quindi siete anche consapevoli della spesa aggiuntiva per comprare qualche minimo accessorio destinato al supporto in pesca della "francesina".

Attrezzature e montature per la pesca in superficie

Solitamente la mini roubaisienne è fornita con 2 kit in 2 pezzi, costituito quindi da 2 punte che possono essere montate e sistemate direttamente presso il negozio di pesca. All'interno delle punte scorrerà un elastico pieno di misura 1,4/1,8 mm (le misure sono soggettive, a me piace pescare un po' sottodimensionato quindi ogni tanto scendo anche a 1,4 mm). L'elastico sarà poi fermato alla base delle punte mediante un connettore oppure un'asola, sistema preferito per i modelli abilitati al sistema "Strippa", ovvero con l'elastico che fuoriesce poi dalla base del secondo pezzo. Non spaventatevi! Sembra complesso a leggersi ma quando acquisterete la vostra prima roubaisienne capirete che non è nulla di fantasmagorico. Affidatevi quindi ad un bravo negoziante e fate sistemare l'attrezzo per le future battaglie, montando anche un degno apicale sull'estremità dell'elastico, che fungerà da connessione con la lenza. Ecco quindi la parte più importante, ovvero la montatura, che può essere costruita (vista la taglia dei pesci) con monofili sostenuti, tipo 0,20 di filo madre e 0,16 di terminale. Oppure, come ho visto fare ad alcuni, monofilo diretto dello 0,20/0,22 fluorocarbon. Come realizzarla al meglio? Ci tre due soluzioni:

Come dicevo, i galleggianti possono essere di portata ridotta, tipo 0,50 gr o qualcosa in meno, se preferite. Pescare con uno 0,75 gr non è un sacrilegio ma fidatevi: più sarete leggeri e meglio sarà per le catture. In fotografia ci sono i modelli che utilizzo di solito, con forma variabile, corpo in balsa e deriva in carbonio. Ciò rende tutto più sensibile, più resistente alle fughe improvvise e il pesce non percepirà alcun inganno in fase di abboccata.

Come catturare e gestire il recupero di carpe e amur

La pesca si svolge in superficie, quindi alle altezze che consiglio di impostare. Si pesca col mais o, se consentito, con pellet. Preferisco sempre il mais perchè non sfama le carpe, è di facile digestione, è ben visibile e non lascia le mani maleodoranti nel periodo estivo. Dopo aver montato la mini roubaisienne, fate un primo lancio di granturco. Non troppo corposo ma ben distribuito, anche con 2 o 3 manciate. Le carpe sentiranno sicuramente il rumore della caduta dei chicchi, quindi si avvicineranno. È qui che occorre tenersi pronti per la prima cattura. Se non mangiano in tempi brevi, continuate lentamente con la pasturazione: occorre lanciare a mano 4/5 chicchi di mais per volta, così da incuriosirle sempre più, finchè una di loro (solitamente la più grossa della sessione di pesca) cadrà nel tranello. Strike! Ha abboccato... bene, incominciamo le danze.

Gestite il pesce a canna non troppo alta, cercate di pomparlo al meglio sfruttando la capacità di allungamento dell'elastico. Lanciate qualche chicco di mais, non dimenticate di farlo anche durante il combattimento. Tornate a focalizzare l'attenzione sul pesce, quindi stancatelo. Quando sentirete che allenta la pressione, portate la mini roubaisienne dietro di voi, facendola passare sul rullo, proprio come nell'immagine. Staccate il kit dal resto della canna e procedete agli istanti finali del recupero, mantenendo la punta verso l'alto, evitando di stressare troppo l'elastico. Il pesce avrà i secondi contati. Quando salirà in superficie, ormai con poche forze residue, fatelo cadere nel guadino e liberatelo al meglio, mantenendolo sulle gambe o su un piccolo materassino da pesca al colpo. Rimettetelo in acqua rispettandolo, ringraziandolo per avervi fatto divertire. Riprendete a pescare e catturate un'altro, altri cinque, altri dieci, altri venti pesci con una tecnica che è da veri macinatori.

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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