La torpille nella pesca alla passata

Quando agli inizi degli anni '70 iniziarono ad arrivare dalla Francia, per i pescatori italiani fu quasi una rivoluzione: non ero ancora nato, però un negoziante di Padova mi ha raccontato che ne furono usate a quintali, sulle lenze di tutti i tipi e per tutti i pesci. Mi riferisco a quel particolare piombo che tutti conoscono come torpille (o olivetta), che in realtà è il nome commerciale del prodotto che per primo si affacciò al mercato degli articoli da pesca nel secolo scorso. Tradotto letteralmente dal francese, il termine torpille significa siluro (quello da guerra per intenderci, non il pesce!). Se la osservate per bene, la forma richiama quella quegli ordigni esplosivi lanciati dagli aerosiluranti e dai sommergibili, decisamente molto più pericolosi dell’innocuo piombino, che usiamo ormai tutti quando andiamo a pesca. In realtà sarebbe più corretto chiamarlo con il nome generico di olivetta, ma la consuetudine ormai ha preso il sopravvento, basandosi sul nome commerciale; possiamo quindi continuare a nominarlo torpille senza commettere alcun errore, tutti ci capirebbero. Detto ciò, tornando al racconto iniziale, il negoziante padovano mi ha anche riferito che dopo anni di splendore, questo tipo di piombo, a partire dalla fine degli anni '80, ha subito un certo declino a favore dei pallini spaccati che si sono quasi riappropriati degli spazi alieutici ormai perduti. Ad oggi probabilmente esistono due fazioni: gli "aficionados" dei pallini e gli amanti delle torpille, ognuno con le proprie ragioni e le proprie idee. A ciascuno dei due gruppi appartengono ottimi pescatori che gareggiano nella mia squadra, in altre città e persino in Puglia. Ciò significa che, probabilmente, l’utilizzo dell’una o dell’altra soluzione, a volte, dà gli stessi risultati. Può darsi che, talvolta, montare una lenza con una torpille o con dei pallini sia indifferente per il pesce... ma è sempre così? Non ho verità ittiche preconfezionate. Cerco sempre di basarmi su fatti concreti, pertanto vediamo quali sono i vantaggi e gli svantaggi reali delle due soluzioni, cioè quando conviene veramente usare la torpille e quando la spallinata.

torpille da pesca torpille e olivette per la pesca

Pescare con la torpille, chiamata anche olivetta.

Il più grande ed innegabile vantaggio è quello di poter montare delle lenze estremamente semplici per il numero ridotto di pallini di piombo da impiegare. Questo si traduce in una veloce realizzazione della montatura e soprattutto in una minima possibilità di danneggiare il filo, se per il montaggio della torpille si utilizza il tubicino in gomma inserito nel foro. Un altro vantaggio è quello di poter avere una lenza che entra in pesca molto più rapidamente di una fatta solo a pallini. Questo è dovuto al fatto che quasi tutto il peso è concentrato nella torpille che scende verso il fondo, con meno resistenza rispetto a una zavorra distribuita in una corona di pallini di piombo. Pescando in un fiume con acqua ferma con pesci ben appoggiati al fondo (tipo carassi, carpe e bremes per intenderci), l’impiego della torpille è sicuramente più vantaggioso rispetto a quello dei pallini. In questa situazione, infatti, l’unica funzione della zavorra è quella di tenere il filo teso e di tarare il galleggiante. Il pesce trova, più o meno appoggiata al fondo, un’esca ferma o, al massimo, mossa artificialmente dal pescatore con dei brevi movimenti del vettino sulla bolognese. Inutili, quindi, le complicazioni di una lenza frazionata che aumenta, proporzionalmente al numero di piombi impiegati, le possibilità di ingarbugliare. Anche in acqua molto corrente la torpille si dimostra più efficace dei pallini. Abbiamo già detto sopra che essa entra in pesca più velocemente dei pallini perché presenta meno attriti. Questo è vero sia in verticale, cioè in caduta, che in orizzontale, cioè sotto la forza della corrente. Ecco, quindi, che l’uso della torpille risulterà molto utile quando occorre una lenza che sia più facile da trattenere e da far procedere più lentamente rispetto alla corrente esistente, adoperando anche la passata al rovescio.

montatura con torpille per la pesca a bolognese

La didascalia superiore mostra proprio le differenze di comportamento in acqua tra una lenza con torpille e una lenza di soli piombini. Se ciò non bastasse, direi che un semplice esperimento vi potrà sicuramente convincere: provate a pescare in corrente forte con lo stesso tipo di galleggiante e anche con la stessa disposizione di piombi, però sostituendo la torpille con un gruppo di pallini di peso equivalente. Vi accorgerete che la lenza con la torpille procede a una velocità inferiore, in confronto all’altra, operando la stessa trattenuta. In altre parole, nello stesso tipo di acqua, con la torpille si può pescare più leggero di almeno il 20/30% rispetto a usando solo pallini. Quali torpille acquistare? Oggi, in commercio si trovano numerosissimi tipi di olivette, torpille e biglie, dalle più semplici alle più futuristiche. Le prime sono quelle più datate, ottenute per fusione su un’anima di acciaio ben sagomato, con un piccolo “stecchino” che le fora. Si tratta di modelli degli anni ’90 probabilmente ancora in vendita tra stock di magazzino. Tra le più complesse ci sono quelle che sono addirittura verniciate o inguainate in una sorta di involucro plastico per evitare l’ossidazione. Molti negozianti propongono le biglie, ovvero pallini di piombo circolari che si comporterebbero in modo quasi simile alle torpille, ma evito di trattare questo argomento perché non basterebbero due righe per discuterne. Personalmente, preferisco quelle ottenute per tornitura in piombo tenero, con all’interno un tubicino in silicone. Le ragioni di questa scelta sono dovute al fatto che il foro centrale, foderato dal silicone, è sufficientemente ampio per il facile passaggio del filo.

montatura per la pesca alla passata al barbo con torpille

Come costruire una lenza da passata o trattenuta con la torpille?

Di solito, decido prima quanti pallini e di quale misura mettere tra la torpille e il finale. Questo perché essa rappresenta, per così dire, la parte “viva” della lenza, cioè quella che la fa “lavorare”. Ad esempio, se decido che tra torpille e finale debbano esserci sei pallini di una ben precisa misura, può accadere che quando vado ad inserire la torpille di un certo peso il galleggiante risulti starato e con la misura immediatamente superiore affondi. È normale avere delle imprecisioni quando si pesca con grammature più sostenute del solito. Ecco la ragione per cui preferisco una torpille in piombo tenero: metto l’olivetta di grammatura superiore e con un coltellino o temperino gratto via il piombo eccedente fino ad arrivare alla perfetta taratura del galleggiante senza dover aggiungere o togliere pallini che cambierebbero il modo di lavorare della lenza nella parte bassa. Questo accorgimento, imparato anni fa da Riccardo Galigani in un articolo a cui mi sono ispirato, si apprezzerà di più quanti meno saranno i pallini tra torpille e finale. 

Montatura per la pesca a bolognese con la torpille

Torpille lunga o corta? 

Non solo secondo me, ma anche conoscendo le preferenze di pescatori molto più capaci di me, è bene che la torpile abbia una forma a goccia abbastanza compatta: l’ideale è che la lunghezza dell’asse verticale sia da doppia a tripla rispetto a quello orizzontale. Una forma troppo allungata può provocare dei grossi ingarbugliamenti dovuti ad un certo sfarfallamento, che si verifica durante la discesa in acqua. Inoltre, con le torpille sottili e lunghe non si guadagna molto in fatto di idrodinamicità o di velocità in entrata in pesca. Tutto il contrario! C’è un tipo di pesca nella quale l’uso di una torpille dalla forma corretta è assolutamente obbligatorio: è proprio quella dei barbi in corrente, con lenze oltre i sei grammi di peso. Qui, al piccolo gruppo di sette o otto pallini che possono essere più o meno aperti, bisogna per forza abbinare una torpille che abbia una forma molto raccolta per permettere una veloce entrata in pesca, essenziale per catturare il ciprinide principe della bolognese. C’è anche bisogno di avere una zavorra dalla forma concentrata perchè sarà necessario facilitare il lancio effettuato, dando con la canna l’impulso dal basso verso l’alto che offrirà alla lenza un’energia minore (e, quindi, una velocità più bassa) di quello classico che si fa portando la canna dietro le spalle.

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

Articoli consigliati

I migliori articoli dall'archivio di Pescanet