Pesca invernale del cavedano a passata

Tra le specialità di pesca che amo praticare durante la stagione invernale, c’è sicuramente la pesca a roubasienne in laghetto, la trota lago, ma prediligo soprattutto la madre di tutte le tecniche: la pesca al cavedano a passata. La reputo da sempre l’università della pesca in acqua dolce. I motivi sono vari: si pesca con grande precisione in contesti complessi, con acque chiare, cieli grigi, freddo e temperature rigide. Ma non è tutto! Si scende spesso sotto lo 0,10 e si impiegano ami piccolissimi, quasi invisibili, adatti ad inneschi singoli per pesci (i cavedani) che ne sanno una più del diavolo. Non credo esistano tecniche così complesse ed eleganti al tempo stesso come la pesca alla passata invernale. Se a questo ci mettete anche quel fascino vintage, che vi porta a pescare in giornate nostalgiche, a cavallo tra Natale e Pasqua, nei mesi più rigidi, capirete il fascino irresistibile che potrà esercitare la sfida tra pescatore e cavedano. Un match sempre aperto, che spesso viene perso a favore del ciprinide. Questa volta, però, potrete affrontare la gara ad armi pari, grazie ai miei consigli, frutto di concreti e veritieri test sul campo.

L' avversario per eccellenza delle acque dolci: sua maestà il cavedano!

Nel freddo abbraccio dell'inverno, il cavedano resta l'oggetto del desiderio per i pescatori devoti alla tecnica della passata. Siamo molto fortunati, perché assieme a pighi e scardole, il cavedano è un pesce a "sangue freddo", che non si lascia scoraggiare nemmeno nei mesi più rigidi. Le settimane che vanno da dicembre a febbraio, con la loro aria tagliente, il grigio e la nebbia, diventano il palcoscenico ideale per insidiare ciprinidi di grossa mole, senza dover competere con le fameliche alborelle che disturbano la pesca nei mesi estivi. È questo il momento in cui i cavedani, solitari e maestosi, dominano le profondità di fiumi di risorgiva e canali, proprio come quelli che sono frequentare tra Padova, Vicenza e Venezia. L’esca di elezione, senza ombra di dubbio, è la larva di mosca carnaria (il bigattino per intenderci), affettuosamente chiamato "cagnotto" in alcune zone del Nord Italia. La condizione più adatta è invece costituita da bassa pressione, magari con nebbia e pioggerellina. Tuttavia, più che del meteo esterno, dobbiamo ricordarci che il colore dell’acqua è cruciale: in un fiume velato o sporco a causa delle piogge invernali, il cavedano non si spingerà alla ricerca del cibo. Quando i corsi d’acqua si tingono di nocciola, possiamo dedicarci ad altre tipologie di pesca, magari in laghetto. Non appena vi sarà il ritorno alla tonalità verde smeraldo, sarà quello il momento adatto in cui i cavedani, affamati dopo giorni di digiuno, si lanceranno con voracità verso le esche.

pesca al cavedano con la bolognesepassata al cavedano

Un'altra peculiarità del cavedano è nella sua diffidenza. Quando individua il boccone, lo ispeziona attentamente, quasi come un critico gastronomico che valuta la naturalezza del piatto. Non è solito ingoiarlo subito, bensì effettua alcuni colpi di coda per saggiarne la naturalezza. È come se dicesse al pescatore: “Guarda, ho apprezzato il tuo menu, ma non mi hai convinto.” Una volta catturato e rilasciato,  raggiunge i suoi simili nel branco e li mette in allerta. La nassa pertanto diventa la nostra alleata. Solo così possiamo prevenire la fuga di altri ciprinidi e continuare a pescare collezionando catture. Tratteniamo i cavedani fino al termine della battuta, per poi liberarli gentilmente magari con una foto di rito.

galleggiante pesca a bolognesespallinata per la pesca a bolognese

Pesca invernale del cavedano a passata con la bolognese

La pesca invernale al cavedano è una specialità particolarmente complessa, sia per le condizioni ambientali non proprio favorevoli, sia per l'attrezzatura che viene spinta al massimo della sensibilità. Per ottenere lusinghieri risultati è fondamentale utilizzare una bolognese di 6/7 metri snella, reattiva, ad azione morbida, leggera, dal peso particolarmente ridotto, con azione pari 0/8 grammi o 0/12 grammi, soprattutto capace di sopportare le poderose fughe dei ciprinidi. L' attrezzo dovrà essere bilanciato da un mulinello di taglia 2.500/3.000, costruito in magnesio o in carbonio, con bobina larga e un alto numero di cuscinetti a sfera (oltre 5). Bisognerà caricare nel mulinello monofili di qualità e dal diametro sottile, che consentano lanci agevoli, anche con galleggianti leggeri che spaziano dallo 0,30 grammi (4x14) a 1 grammo. Un monofilo con diametro di 0,14/0,12 mm da caricare in bobina rappresenta un ottimo compromesso tra resistenza e naturalezza. Tuttavia, è importante evitare di scendere ulteriormente di diametro, poiché un nylon troppo fine potrebbe generare grovigli in fase di lancio, oppure attaccarsi alla canna in giornate umide. D’altra parte, un diametro eccessivamente spesso comprometterebbe l’assetto in acqua della montatura e renderebbe difficoltosi i lanci, soprattutto con pesi inferiori al grammo. Per quanto riguarda i finali, consiglio di utilizzare monofili con diametro tra 0,10 mm e 0,07 mm, in nylon o fluorocarbon (come in foto, sotto). Gli ami dovrebbero essere piccolissimi, tra il 22 e il 26, con micro-ardiglione e a gambo corto (vedi nuovamente l'esempio in foto). Questi dettagli sono particolarmente importanti quando si pescano i cavedani, poiché il mimetismo, la sensibilità e la naturalezza nella presentazione dell'esca sono essenziali. 

terminali e ami per la pesca al cavedanoinnesco del bigattino singolo

Per quanto concerne i galleggianti, esistono diverse forme: si va dalla classica pera rovesciata o carota, fino all’universale goccia (come in foto, sopra). Tutti questi modelli sono adatti per la pesca al cavedano. Tuttavia, in correnti che si fanno sentire e con grammature ridotte, il galleggiante dalla forma ovale o a goccia è imbattibile, offrendo controllo ottimale in passata e stabilità, senza trascurare la sensibilità per le tocche talvolta impercettibili dei ciprinidi. Passando alla piombatura, consiglio di utilizzare soltanto pallini del 8/9/10/11/12, evitando la torpilla, che sono solito impiegare per galleggianti dalla portata superiore ai tre grammi. La disposizione dei piombi può seguire la solita spallinata chiusa verso l’alto, oppure una corona equidistante. C'è anche una scuola di pensiero differente, ovvero considerando la forza della corrente che spinge dal fondo alla superficie, potrebbe essere vantaggioso optare per una piombatura inversa, cioè aperta verso il galleggiante e chiusa in direzione dell’amo. Non sono particolarmente affezionato a questa soluzione, pertanto non la consiglierò.

montatura per la pesca al cavedano a passata con la bolognese

Montature per la pesca del cavedano alla passata

Anni di esperimenti, "perpetrati" a discapito dei cavedani dell'Ofanto, della fossa di Caldaro e delle acque dolci del Veneto mi hanno portato all'adozione di due montature che adopero volentieri durante il periodo invernale. La prima è per le condizioni estreme, le più difficili, quando le catture sono particolarmente rarefatte e c'è bisogno di scendere fino a 0,75 grammi col massimo della sensibilità. La seconda invece è per giornate in cui il pesce c'è, mantiene la sua malizia, ma non ha bisogno di particolari stratagemmi per farsi accomodare a pranzo. Incominciamo con la montatura da cavedano più difficile da realizzare: occorre impiegare un galleggiante da 0,75 grammi e costruire una spallinata a scalare costituita da 15 pallini (1x12 ; 2x11; 3x10; 4x9; 5x8), disposti in 60/70 centimetri di lenza. A seguire, poi, due asole di collegamento tra la lenza madre e il terminale. Quest'ultimo sarà costituito da uno spezzone di 25 centimetri circa dello 0,08, armato con ami del 22/26. Una soluzione del genere è adatta ad acque profonde circa 2 metri: tratti canalizzati, navigli, fiumi di risorgiva a scorrimento lento e continuo.

montatura per la pesca al cavedano a passata con la bolognese

Se l'acqua è pressochè immobile per via della siccità, di chiuse abbassate o altri fattori indipendenti dalla nostra volontà, realizzare la seconda montatura consigliata può valere davvero la pena. Ha due indiscussi vantaggi: pesa leggermente di più, quindi consente di fare lanci più lunghi o di adattarsi a bolognesi più rigide che hanno bisogno di almeno 1 grammo di lenza; ha una distribuzione dei pallini uniforme, quindi la percezione del peso è più dilatata in fase d'abboccata. La preferisco in contesti come il Naviglio a Dolo, oppure il fiume Lemene a Concordia Sagittaria, il Malgher a San Stino di Livenza: spot caratterizzati da attimi in cui, vuoi per le maree o per le chiuse, l'acqua si ferma, sembra immobile, bloccata. Per realizzare la seconda montatura da pesca al cavedano a passata occorre un galleggiante da 1 grammo, una corona di 14 pallini del n°8 disposti a intervalli regolari (ogni 5 centimetri) circa. Il filo madre sarà connesso col terminare attraverso due asole; infine lo svolazzo avrà una lunghezza di circa 25 centimetri, con un diametro dello 0,07/0,09 mm, armato con ami del 22/24.

cavedano pescato con la bolognesepesca del cavedano a passata con la bolognese

Azione di pesca, pasturazione e innesco del bigattino

Il primo "comandamento" è il silenzio assoluto. Dobbiamo fare tutto il possibile per evitare qualsiasi rumore che potrebbe allontanare i pesci dalla nostra postazione, perchè il cavedano non è soltanto astuto bensì estremamente timoroso (diciamo così). Una volta aperta la bolognese e individuato il punto più adatto di pascolo dei ciprinidi (a metà canale, dalla parte opposta del fiume - per esempio), è fondamentale sondare il fondo e assicurarsi di avere impostato la giusta profondità. In inverno non sono solito appoggiare l'esca, bensì mi mantengo a contatto col fondale o resto ad un palmo da esso. La motivazione richiede nelle rovinose piene autunnali: il fondale cambia ogni canno e radendolo rischierei di incagliare su rami e detriti depositatisi mesi prima. Una volta determinata la corretta sondatura, è pressochè obbligatorio compiere alcune passate per capire meglio il comportamento della lenza in acqua. Dissipato ogni dubbio, possiamo finalmente iniziare con la pasturazione, utilizzando bigattini da fiondare a ritmo costante durante ogni passata. Dobbiamo cercare di non eccedere, ma allo stesso tempo evitare di limitarci troppo. Decidere l'esatta quantità di larve da gettare in acqua non è affatto semplice, ma diventa più chiaro quando capiamo con quanti cavedani abbiamo a che fare e in che condizioni di appetito si trovano. Ad esempio, se le abboccate si susseguono rapidamente, è bene abbondare con la pasturazione, perché sicuramente il pesce non manca, è col metabolismo attivo e in ottima salute. D’altra parte, se non vediamo segni di mangiate e la pesca rallenta clamorosamente, dovremmo ridurre la quantità di esche fiondate per non saziare le poche prede rimanenti. Un’altra situazione che può verificarsi è quella di catture rapide seguite da un blocco totale; anche in questo caso, il ragionamento ci viene in aiuto. Se abbiamo esagerato con il cibo, è necessario rallentare immediatamente. Se, invece, ci rendiamo conto di essere stati avari e di aver allontanato i cavedani, non c’è problema: basterà incrementare nuovamente il numero di bigattini fiondati e si tornerà a pescare come prima. Nella peggiore delle ipotesi, con blocco totale dei ciprinidi, non resta altro che "chiudere baracca e burattini". Ci si sposta a monte o a valle e si riparte con l'arte della pesca al cavedano.

pesca del cavedano a bolognesepesca invernale del cavedano a bolognese

Passando all'innesco ideale per il cavedano, la mia esperienza suggerisce l'impiego di un solo bigattino, mai calzato bensì sempre infilato sotto pelle (come nella foto sopra). Può essere inserito dalla coda o dalla testa, ma personalmente preferisco farlo al centro del corpo, consentendogli di scendere orizzontalmente come le altre larve, garantendo un mimetismo e naturalezza senza uguali. È importante rispettare queste semplici regole per rendere l’esca ben presentabile e cercare di farla procedere quasi appoggiata sul fondo. Durante i mesi freddi, è difficile catturare cavedani staccati dal fondale, quindi è consigliabile iniziare la passata e nel tratto finale mantenere movimenti strusciati, senza esagerare con la trattenuta, proprio a causa della minore vitalità del pesce. Dopo aver lanciato la lenza a circa 45° da voi, controllate la fuoriuscita del filo dalla bobina mantenendo il dito medio sulla stessa, in modo da far avanzare la lenza correttamente e rilasciare il filo quando necessario, seguendo il filo della passata (o della trattenuta). Sfruttando questo tecnicismo assolutamente italiano, allungherete la vostra capacità di eseguire la passata e manterrete il filo madre quasi in tensione, raggiungendo puntualmente la ferrata senza effettuare movimenti troppo bruschi. Infine, durante la fase di lancio, è importante fare attenzione a non ingarbugliare la lenza (chi è alle prime armi potrebbe avere certe difficoltà). Ricordatevi di frenare il galleggiante nel momento in cui la montatura planerà sull'acqua. È l'unica vera accortezza da effettuare, per evitare fastidiosi grovigli che possono accadere pescando i cavedani a passata, a causa di lenze sottili e montature più leggere della norma.

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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