Pesca al cavedano in inverno

Le buie e piovose giornate delle scorse settimane sembrano solo un ricordo. Anche se fa freddo, basta un po' di sole, alta pressione e qualche vento da Sud per riscaldare il cuore di "noi" pescatori. Per un attimo ci viene voglia di sognare e dimentichiamo quella che è la condizione del momento: l'inverno. Si, proprio così. Il cielo azzurro e i minuti in più di luce a fine pomeriggio, rispetto al giorno precedente, ci fanno sentire che la primavera non è poi così lontana. La verità è un'altra. Siamo nel vivo dell'inverno meteorologico: quello fatto di brina al mattino, dei gradi sotto zero in piena notte notte, di vetri dell'auto colmi di ghiaccio e corsi d'acqua placidi, talvolta anche in secca. Le bolognesi e le canne da feeder giacciono tra le braccia del fodero in garage. C'è un sottile strato di polvere a ricoprirle. Il Generale Inverno è in ritirata con le sue truppe ma gli strascichi del suo passaggio si sentono ancora. Andare a pesca è un'impresa, nel vero senso della parola. Il pesce sembra sparito, rintanato, pare quasi che l'abbiano rubato. Eppure c'è voglia di pesca, di catture extra large e di frizioni che cantano. Un sogno che può avverarsi? Secondo me, si. Scopriamo perchè.

Dove vanno i pesci in inverno?

È una domanda che mi sono posto più volte. Dove vanno i carassi, le carpe, le scardole ma soprattutto i cavedani d'inverno? Ammetto di non riuscire a dare una risposta certa per i corsi d'acqua più importanti d'Italia come il Ticino, l'Adda, il Mincio. Posso esprimermi invece per quei canali artificiali o per quei fiumi/torrenti canalizzati, ovvero fortemente antropizzati, che hanno visto la pesante mutazione degli argini per mano dell'uomo. I pesci sembrano preferire i tratti cittadini principalmente per due motivi:

- acque più calde rispetto all'aperta campagna per via di una condizione di maggior calore dovuta alle attività umane in paese e in città;
- fogne o scarichi depurati e/o purtroppo non ancora depurati;

In entrambi i casi, per via di tali fattori, si registra anche qualche grado in più nella temperatura dell'acqua. Ecco perchè i pesci in inverno vanno verso il centro cittadino, migrando da zone più fredde. Riscoprire spot dimenticati durante il resto dell'anno è un piacere, specie quando ciò avviene in città, a due passi da casa. Curve, tratti più profondi, presenza di avvallamenti repentini sono spot molto interessanti che costituiscono, sicuramente, il rifugio preferito dei pesci tra novembre e inizio marzo.

galleggianti per pesca al cavedano alla passatacavedano pescato a passata

Pesca invernale al cavedano con la bolognese

Posto che la pesca dei carassi e delle carpe può essere effettuata comodamente in carpodromo o in laghetto, l'inverno è sinonimo di pesca al cavedano. I passatisti, i puristi della bolognese (e della canna fissa), sanno che il periodo più gelido dell'anno coincide anche con le catture dei cavedani più grossi. Lo squalius squalus è un pesce d'acqua dolce molto presente in tutta la penisola. Lo si trova in abbondanza sia in acque stagne come i laghi, sia in torrenti, fiumi, canali. Ciò significa che le catture registrate variano dagli esemplari più piccoli (più o meno quanto una mano) a quelli più corpulenti, anche oltre i trenta o quaranta centimetri (veri e propri cavedanoni!). In estate e in primavera si registra il massimo dell'attività del ciprinide, di qualsiasi dimensione. Nel tardo autunno e in inverno accade che i cavedani più piccoli rallentano sensibilmente il proprio metabolismo. Quelli di stazza maggiore non sono da meno, però non disdegnano il richiamo di qualche bigattino in balia della corrente. La pesca alla passata con la bolognese, per via delle doti intrinseche di sensibilità e di ottima presentazione dell'esca, si configura la migliore soluzione tecnica per ingannare i cavedani più grossi e più astuti. Per farlo occorre rispettare tecnicismi da pescatori esperti: terminali sottili, ami capillari, inneschi singoli, lenze leggere, galleggianti anche al di sotto del grammo. Si pesca in piedi, fermi o in movimento, lungo le vie dei fiumi in città, a ridosso di piane dove l'acqua scorre lenta. Si pastura con piccole fiondate di bigattini appositamente conservati nella sacca. Ci si muove con attrezzatura ridotta al minimo. Si tenta il tutto e per tutto per ingannare il più astuto dei pesci d'acqua dolce: il cavedano!

cavedano catturato pescando a passata

Montatura per la pesca del cavedano a passata in inverno

La difficoltà di tanti pescatori che desiderano catturare i cavedani è proprio nell'impostazione di una giusta montatura per la pesca alla passata. Per chi è già pratico di spallinate, ciò che sto per dire potrebbe sembrare aria fritta. Se così è, cambiate articolo. Per coloro che si approcciano a questo mondo c'è tanto da imparare. Cominciamo con lo schema ideale per realizzare una buona montatura da cavedani per pescare alla passata in un fiume (o un canale) che scorre lento, lentissimo. Per prima cosa occorre dotarsi di una bolognese ad azione morbida di 6 o 7 metri, armata con un mulinello di taglia 2.000/3.000 che avrà in bobina dell'ottimo 0,14. Sarà necessario anche acquistare un galleggiante da 1 grammo, dei pallini del n° 7/8 e del 9, un terminale dello 0,10/0,09 fluorocarbon e una bustina di ami del 24. La scelta della forma e della grammatura del galleggiante deve tenere conto dalle caratteristiche intrinseche dello spot, relative a profondità e corrente. Ecco che, nelle acque molto veloci, è senza dubbio da preferire una forma molto raccolta come il primo, terzo, sesto galleggiante in foto (da sinistra). Modelli del genere prevedono solitamente anche un piccolo anello nella sommità, utile per permettere al pescatore di operare una costante trattenuta della lenza che permette all'esca di procedere prima della piombatura, seguendo il senso della corrente. Nelle acque molto lente o abbastanza profonde è meglio utilizzare un galleggiante dalla forma più affusolata. Tale forma dona maggiore sensibilità e conferisce una presentazione dell'esca ancor più più efficace.  

montatura per la pesca alla passata del cavedano in inverno

Una montatura standard per la pesca al cavedano in inverno è costituita da un terminale di 25/30 centimetri dello 0,10/0,09 che monta un amo del 24/26 a gambo lungo. A seguire, poi, vi è un'asola con nodino, una microgirella o il sistema No Nodo Stonfo così tanto in voga tra i passatisti moderni. Il resto della montatura è composto da una spallinata di 10/11 piombini disposti in modo equidistante o leggermente a scalare verso l'alto, in 60/70 centimetri di lenza. Un bulk di 3/4 piombini completa la taratura del galleggiante di 1 grammo. Quali misure di piombi usare? Lascio libera interpretazione dello schema ma, ai meno esperti, consiglio di applicare piombini del 7 (0,09 gr), del 8 (0,07 gr) e del 9 (0,05 gr) a scalare. I più piccoli verso il terminale e i più pesanti nel bulk. Così facendo si realizzerà una montatura che potrà essere gestita efficacemente nella passata e, al tempo stesso, risponderà molto bene alla trattenuta dell'esca. Si, avete letto bene. La trattenuta dell'esca andrà impressa dopo il lancio: il galleggiante cadrà sull'acqua, la montatura affonderà, vedrete scorrere il segnalatore davanti a voi e disporsi a valle. Qui lo "tratterrete" a canna alta, con il tappo della bolognese appoggiato sull'inguine. Sarà proprio in quegli attimi concitati, mentre il galleggiante apparirà quasi inclinato sull'effetto della trattenuta che si verificherà la mangiata dell'astuto cavedano.

feeder al cavedanocavedano pescato a feeder

Pesca del cavedano a feeder in inverno

Se la pesca alla passata non è nelle vostre corde, sappiate che c'è un metodo alternativo per la pesca al cavedano. L'ho scoperto con piacere su spot che, in alcune occasioni, sembravano essere deserti, al punto da farmi sorgere il dubbio di aver sbagliato la strategia di pesca a bolognese. In realtà il mio errore consisteva nel non capire che le abitudini del pesce imponevano una pesca statica, tale da richiedere una presentazione dell'esca molto ferma, tutt'altro che "fluida" come avviene invece a passata. Ecco che la pesca a feeder, nella sua variante ultraleggera, ha risolto alcune situazioni decisamente negative, regalandomi catture insperate. Come per la bolognese, la pesca a feeder al cavedano in inverno va praticata in contesti cittadini, in acque lente e, possibilmente, esplorando più spot perchè non è detto che il pesce resti fermo nello stesso punto. Minutevi quindi di una piccola sedia (feeder chair), di un supporto appoggiacanna e di un borsone per mettere tutto il necessario. Ah, dimenticavo... guadino e nassa sono sempre indispensabili, pena cadere in un "suicidio tecnico" non indifferente. 

feeder per la pesca in fiume

Montatura per la pesca del cavedano a feeder

Pescare il cavedano a feeder durante la stagione fredda obbliga ad un approccio leggero, lo ripeto perché vi entri bene in testa. Le canne potranno avere lunghezza tra i 2,70 metri (le 2 pezzi con quiver tip) e 3,30 metri (le tre pezzi ad azione light). I mulinelli non supereranno la taglia 3.000. I pasturatori dovranno avere pesi minimi, tra i 10 e i 15 grammi al massimo. Bisognerà usare il power gum della misura minima e occorrerà montare terminali sottili, anche dello 0,12/0,10 fluorocarbon, con ami del 16/18. Se confrontati con la pesca a passata i miei consigli potrebbero sembrarvi errati. Non dimenticate, però, che la pesca a feeder in fiume si effettua con pasturatori nell'ordine dei 40/50 grammi, terminali del 0,16/0,18 e ami del 12... quindi l'approccio consigliato è giustamente definito "light" per una tecnica che richiede, nella maggior parte dei casi, attrezzature più sostenute. 

montatura per la pesca al cavedano in fiume d'inverno

La montatura da pesca a feeder per il cavedano sarà impostata con un terminale dello 0,12 di 70/100 centimetri, dotato di un amo del 16 a gambo lungo su cui innescheremo 3 bigattini a bandiera. La connessione tra il terminale e la lenza madre avverrà per mezzo di un power gum su cui potrà essere anche applicato il pasturatore (Powergum Middy oppure Trabucco Slider Feeder Link - vedi foto). Altrimenti, in assenza di girella direttamente sul powergum, si farà come da illustrazione: perlina paratrappi, connettore per il pasturatore e stopper. La lenza è pronta per entrare in pesca. Dopo il lancio, il pescatore posizionerà la canna sull'apposito sostegno, mantenendola con la cima verso l'alto, costituendo una leggera pancia di filo, sinonimo di una tensione tra vetta e feeder leggermente allentata. 

cavedano pescato in fiume

Trucchi e consigli per la pesca a passata e feeder del cavedano

Ho cercato di darvi una serie di spunti utili per tentare la fortuna col pesce più astuto che ci sia. Il cavedano è sospettoso, spesso pauroso, dispettoso e smaliziato. Quando però ha fame e vede un boccone ben presentato, non c'è santo in paradiso che tenga. Abbocca e fugge verso il largo, portandoci a combattimenti sul filo del rasoio per via delle lenze sottili. Ci sono due trucchi che vorrei donare prima di salutarvi. Il primo riguarda la pasturazione a bolognese. Le fiondate di cagnotti devono mantenersi costanti ma "povere" di larve. Non bisogna sfamarli, perchè i cavedani sono comunque esseri viventi che, d'inverno, non mangiano più del dovuto, più di quanto richiesto dalle normali funzioni vitali. Quattro o cinque bigattini per volta saranno più che sufficienti a portarli in attività. E, soprattutto, fate attenzione ai movimenti: lancio, atterraggio del galleggiante e immediata pasturazione. Prima il galleggiante, l'esca e poi la pasturazione. Non il contrario! Sembra scontato ma non lo è, ve lo giuro. Il secondo trucco che voglio svelarvi riguarda la pesca a feeder. Mantenere lo stopper troppo vicino al pasturatore e powergum può essere controproducente. Il cavedano, durante l'abboccata e la successiva partenza, potrebbe avvertire una strana trazione, quindi sputare l'esca. Ho imparato a mie spese che uno stopper troppo serrato non è una buona idea. Meglio lasciare un "gioco" di 20/25 centimetri tra stopper e girella del powergum. Il cavedano non se ne accorgerà. L'effetto autoferrante dello stopper avrà già funzionato quando, per il pesce malcapitato, sarà troppo tardi!

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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