Pesca sotto la pioggia

In autunno, con l’arrivo dei primi freddi, la voglia di pesca conosce una leggera battuta d’arresto. Tuttavia, negli ultimi anni, grazie all’avvento di attrezzature sempre più sofisticate e comfortevoli (panchetti, sedie, ombrelloni, tute termiche), andare a pesca in stagioni rigide non è più un problema, purchè si rispettino le regole basilari della sicurezza. In contesti come giornate uggiose e piovose, pescare non presenta particolari rischi per la vita o per la salute. Pescare, invece, durante un temporale, è da evitare, perché i rischi di essere colpiti da fulmini o da inondazioni sono molto alti. Detto questo, parliamo di pesca autunnale e invernale con la pioggia, perché pescare sotto l’acqua che cade dal cielo è possibile, a patto che si impieghino tecniche che risentono il meno possibile dell’influenza esterna dovuta alla bassa pressione. La bolognese è sconsigliata, l’inglese altrettanto. E il ledgering o feeder, che dir si voglia? La risposta è positiva, nel senso che il ledgering è proprio la tecnica adatta per pescare sotto la pioggia e i motivi sono diversi. Vediamoli assieme.

Perché proprio il ledgering?

Il ledgering, chiamato anche volgarmente pesca a feeder, è una tecnica di pesca a fondo che risente dell’influenza di agenti meteorologici in modo minore rispetto ad altre specialità. La bolognese, per esempio, soffre di problemi nel passaggio del monofilo attraverso gli anelli. Inoltre, il monofilo tende ad attaccarsi al fusto della canna, ricoperto dalla pioggia, quindi lanciare un attrezzo lungo, peraltro impregnato di acqua sulle sezioni, è un po’ difficile e fastidioso. La pesca all’inglese non ha questo tipo di problemi, si comporta bene anche in presenza di pioggia (situazioni tipiche dell’Inghilterra) però soffre della corrente che, specie se vorticosa, tende a smuovere il galleggiante portandolo lontano dall’operatività. Il ledgering, invece, svolgendosi sul fondo grazie ad un piombo pasturatore, risolve il problema della corrente. Inoltre, le canne da ledgering non patiscono i problemi della pioggia perché gli anelli sono più larghi degli anelli montati sulle bolognesi ed il peso del piombo pasturatore vince la forza di un eventuale attaccamento del filo al fusto.

Come pescare sotto la pioggia

Tecnicamente parlando, la pesca a ledgering sotto la pioggia non è molto diversa da quella praticata in giornate di cielo sereno e assenza di vento. Si pesca sempre a method feeder, una specialità che ha dimostrato negli anni la sua massima efficacia. Ciò che cambia è l’impostazione di pasturazione ed esche. Mi spiego meglio: in condizioni meteo positive, il pesce è meno smaliziato e abbocca volentieri a pasture al panettone, al pastoncino, con grana doppia e profumi intensi. Non fa particolari problemi nel gradire un’esca piccante, dolce o alla betaina. Le possibilità di ingannarlo sono molto alte. Quando piove e fa freddo, il metabolismo delle prede rallenta, quindi occorre stuzzicare l’appetito con pasture scure, a base di farine di pesce, oleose, che generino un olezzo molto forte e rilascino nell’acqua particelle di cibo proteico. Inoltre le esche dovranno seguire la stessa regola: ben vengano, appunto, inneschi di pellet all’halibut, alla betaina, integrati con liquido “Go” che esalta la luminosità dell’esca una volta disgregato il method feeder.

Risultato garantito col method feeder!

Le fotografie inserite in questo servizio dimostrano l’efficacia della pesca a ledgering col method feeder in giornate piovose, dove le carpe, i carassi e le tinche hanno dato il meglio di sé nonostante i 7/8°C dell’ambiente esterno. Ho visto pescare a roubaisienne sotto la pioggia e qualche temerario ha anche provato la pesca all’inglese. Le mie catture erano vincenti sui risultati altrui. Non tanto per l’azione di pesca, bensì per l’impostazione: il pesce si rifugiava sul fondo, lontano dal rumore della pioggia in superficie e l’unico modo per spronarlo a mangiare il boccone era il “santo” method feeder, infallibile compagno per pescate difficili proprio come queste.

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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