Ledgering con flat method e pellet

Settimane fa un giovane fan su Facebook esordisce all’improvviso con un simpatico commento, del tipo “ma voi non li prendete mai pesci di 6-8 kili?”. Ammetto di esser rimasto basito per un’affermazione del genere. Un ragazzo che stima Pescanet mette in difficoltà chi l'ha concepito. Senza troppi giri di parole, il giovanotto vuol esser deliziato con delle catture di peso. Dove trovarle? Anzi, come pescarle? Ammetto di aver speso un po' di fatica mentale prima di trovare una soluzione definitiva. Giorni più tardi ero a pesca in acque dolci a caccia di predoni con una tecnica destinata alle catture da capogiro, perché selettiva e allo stesso tempo abbastanza invitante. Non ci avevo mai pensato prima perché, essendo un colpista, sono solito dedicarmi alle prede classiche della canna fissa, roubaisienne e inglese. In tali circostanze, almeno qui da noi in Puglia e dintorni, l’esemplare da capogiro è rarissimo. Vi sono però alcuni laghetti aperti al pubblico (poco pubblizzati per fortuna) dove le “big” hanno vita, morte e miracoli. E’ il caso del Lago di Palazzo San Gervasio in Basilicata, I Laghi di Monticchio o il lago di Iliade a Greci, al confine tra Puglia e Irpinia. Sempre in Basilicata è un proliferare di acque libere e private con spazi talvolta aperti ad amici sinceri, che rispettano la natura e trattano al meglio i pesci catturati con tutte le accortezze del caso.



Esche e pasture: pellet

L’innovazione batte la staticità. Spesso è la nostra mente che blocca l’accesso alle novità. Abbiamo paura di sperimentare, perché sappiamo ciò che lasciamo ma non conosciamo ciò che ci aspetta. E’ un retaggio tipicamente meridionale che si riscontra nella cultura di ogni giorno. Abbiamo paura di cambiare posto di lavoro (nonostante siamo sottopagati e con stipendio in ritardo) perchè c'è il timore di passare in una situazione peggiorativa. Ci sono persino donne che preferiscono avere accanto un compagno stolto, per il quale non provano alcun sentimento, anzichè cercare un uomo vero con cui pianificare la vita concreta. Al Sud è così nella vita, nell'amore, nel lavoro. L’idea di innovare la pesca a ledgering è nata in un incubatoio di idee condiviso assieme a Davide, protagonista del servizio e socio di Pescanet, giovane ragazzo molisano amante della pesca a fondo in puro stile inglese. In un weekend di inizio maggio abbiamo lasciato a casa le classiche pasture da fondo per sostituirle con pellets da 1mm all’halibut. Si è trattato di una rottura netta col passato. Il conforto per una scelta così radicale è arrivato dalla ricerca di materiale proveniente dalle carp fisheries inglesi. Mentre andavo girovagando nel web alla ricerca di un Roving Kit Korum, ho scaricato alcuni PDF di pesca a method col pellet. Il metodo è efficacissimo nelle acque inglesi e sono ormai tanti gli anglers che ne hanno fatto una consacrata religione.

Ulteriore approfondimento sul pellet

Prima di continuare con la lettura è necessario inquadrare il pellet con una descrizione approfondita. Si tratta di piccoli cilindri di mangime che si ottengono pressando il nutrimento in pochi millimetri. Si parte da pellets di 1mm fino a raggiungere anche i 12 mm, passando per 2,3,4,6,8,10 mm. Le taglie più piccole sono indicate per la pasturazione mentre quelle più grandi hanno un’efficacia micidiale se impiegati nell’innesco. In negozio ce ne sono tanti, sia secchi che morbidi: halibut (farina di pesce), betaina (composto chimico), fragola, ananas, cioccolato, fragola, miele, frutti di bosco, ecc. Per mettere in pratica i consigli dell’articolo, acquisteremo pellet secchi da 1/3 mm per la pasturazione e 6/8 mm per l’innesco.



Preparare i pellets per il flat method feeder

I pellets secchi hanno bisogno di un trattamento specifico da effettuarsi per l’uso in pasturazione. Prima di iniziare a pescare bisogna svuotare il contenuto della busta in una bacinella per un quantitativo totale pari a 200/300 gr. Seguiamo passo dopo passo le indicazioni che il buon Davide ha voluto donarci. Aggiungiamo l’acqua fino a colmare il contenitore e poniamolo a riposo per 20/30 minuti. Pian piano noteremo il progressivo gonfiarsi dei pellets, segno che sono pronti per essere compattati come uno sfarinato. Per mantenerli sempre freschi e appetibili suggerisco di bagnarli con un nebulizzatore quando mostrano segni di asciugamento al sole. I sachetti a base di farina di pesce, halibut e betaina sono i migliori per questa pesca, poiché la nuvola di sapore sprigionata in acqua è davvero impressionante. I caratteri organolettici dell'halibut, ricco di omega 3 e omega 6, sono altamente appetitosi per grossi pesci. La betaina è altresì micidiale. Non esiste un vincitore tra i due, bensì competono alla pari.



Inneschiamo il pellet

I modelli secchi 6/8 mm sono perfetti per la pesca a ledgering. Con una confezione da un chilo peschiamo per un anno intero a patto che la conservazione avvenga nel miglior modo possibile. L’innesco richiede un po’ di pratica rispetto al pellet morbido. Ci aiuteremo con un anello in silicone della Stonfo da 4 mm che andrà adattato al pellet. Passiamolo sull’amo e prendiamo il pellet tra le dita. Poggiamolo nella fessura e muoviamolo fermandolo al centro dell’anello come mostrato in figura. L’innesco è pronto. Esistono ami specifici per questo tipo di pesca tipicamente british. La Guru e la Preston producono ami dorati a gambo corto con occhiello. E’ buona norma scegliere i modelli senza ardiglione perchè non rovinano l’apparato boccale dei pesci e consentono una slamatura più agevole. Il nodo sull'occhiello può avere una doppia risoluzione. Nell'articolo mostriamo un amo legato da Davide con un semplice nodo ottenuto con 6 giri su se stesso. Altrimenti, per i palati sopraffini, c'è sempre il knotless knot ovvero un doppio nodo con 8/10 spire sul gambo.



Come caricare il method

I flat method feeder sono pasturatori a forma di saponetta con un lato destinato al piombo portante (piatto) e l’altro alla pastura. Il peso è variabile ma per le avventure lacustri ci muniremo di modelli da 20/30 grammi. Oltre al method è bene chiedere al negoziante l’accessorio per il suo rispettivo caricamento. L’ utilizzo è davvero semplice. Davide ci aiuta nella sessione fotografica mostrandoci tutte le sfaccettature del method. Sulla base mettiamoci un po’ di pellets fino a riempirlo, poi appoggiamo l’amo armato di pellet ed ancora il method. Premiamo con il pollice per comprimere tutta la massa. Sganciamo il method dal supporto attraverso il pulsante di rilascio oppure facciamo a mano delicatamente. L’estrema compressione dei pellets può nuocere allo scioglimento finale nel method. Evitiamo di pressare troppo il method o inumidiamo maggiormente i pellets per uno sfaldamento quasi immediato al contatto con l’acqua (per acque poco profonde).



Deliziatevi con qualche cattura di peso

La pesca con il method feeder sortisce ottimi risultati e catture da primato. Il motivo sta nella formula vincente del method stesso. Esegue una pasturazione molto circoscritta sul fondo, alla ricerca di pesci grufulatori desiderosi di un pasto diverso (carpe, grossi carassi, pesci gatto, storioni). Le partenze improvvise sono un’emozione che colpisce ogni pescatore a method. Capita sovente di appoggiare la canna per qualche attimo e vederla letteralmente partire in acqua! Il perché è presto detto. La preda non riconosce l’esca nel cumulo di pellets disciolti sul fondo quindi si auto-allama e corre verso il largo all’improvvisa trazione dovuta al piombo. Non dobbiamo assolutamente ferrare! Il corto terminale del method (10 cm di 0,16-0,18) non può assolutamente fungere da contraccolpo alla potenza scatenata del pesce. Accompagniamo piuttosto la canna con il braccio e assecondiamo le fughe del pesce fino a tenerlo in pugno. L'antiritorno sul mulinello è d'obbligo durante i combattimenti prolungati in quanto le prede di buone dimensioni non vanno "tirate" come bestie da macello. Ad ogni guizzo improvviso coinciderà un rilascio di filo. Il pesce ormai stanco non opporrà più resistenza e sarà finalmente pronto per essere salpato con una larga testa di guadino.

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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