Pesca in mare con la scaduta

Parlare di scaduta significa associare l'andamento meteorologico di una perturbazione al momento più propizio di pesca in mare. D'estate e in autunno, la scaduta richiama l'attenzione di tanti appassionati che riconoscono l'importanza della fase discendente dopo la perturbazione. E' come la quiete dopo la tempesta, parafrasando in modo plebeo l'opera letteraria del Leopardi. In questa circostanza il pesce è al massimo della sua "mangianza" e le sorprese non sono poi così remote. Oggi peschiamo in compagnia della costola foggiana del Pescanet Team, durante una spedizione punitiva sul Gargano. Ciro d'Agnone, Francesco Palmieri, Cristian Brunetti e Fabio Miraglia sono indiscussi protagonisti di un articolo realizzato sulla base della loro esperienza. Scopriremo assieme la definizione scientifica di scaduta, la lenza e le strategie da applicare per catturare qualche esemplare da foto ricordo.


Cos'è la scaduta?

Nell'immaginario collettivo, la scaduta è confusa con la fase terminale della mareggiata. Se dobbiamo dirla tutta, non è proprio così. Il mare si "arrabbia" increspandosi, il moto ondoso cresce, aumenta, i venti soffiano fortemente, quindi da calmo diviene agitato. Quando la forza della natura perde la presa, il mare cambia fisionomia. Dapprima l'acqua diminuisce il moto ondoso per via della minor energia cinetica presente tra le onde. Il vento cala, i sedimenti si depositano sul fondo, si orma la risacca con una schiuma densa e quasi collante. Questa è la scaduta, ovvero il momento che intercorre tra la mareggiata e il ritorno allo stadio di normalità delle acque. Queste passano dal marrone al verde, quindi da torbide a limpide. Nelle immagini noterete proprio la fase terminale della scaduta, ovvero acque limpide, chiare (ma leggermente turbolente), ricche di schiuma. La salsedine incontra la roccia, l'acqua salata sbatte sulle pareti del Gargano e rilascia profumi che solo in pochi sanno apprezzare. Noi saremo lì, pronti a cogliere l'attimo.


Pesca a galleggiante e non solo

Tutte le tecniche di pesca da riva, sia a galleggiante che a fondo sono indicate per affrontare degnamente la scaduta. Nel nostro portale siamo soliti documentare la pesca al colpo, quindi dedicheremo l'attenzione sul galleggiante. Chi vuole tentare la fortuna con la bolognese dovrà possedere un attrezzo medio-potente, perchè le grammature da lanciare avranno range un po' più pesanti rispetto a quelli per la pesca in acque calme. Si parte da galleggianti nell'ordine del grammo e mezzo per raggiungere anche i 4 grammi, per via del movimento non indifferente delle acque, che ci costringerà a dover appesantire la lenza per renderla più stabile. I nostri amici Ciro, Cristian e Fabio hanno scelto la bolognese, pescando quasi sul fondo, fiondando bigattini ad intervalli regolari, effettuando una discreta trattenuta della lenza. Francesco ha puntato al pesce pregiato, montando un artificiale testa-rossa di 9 cm su un trave da spinning. Le alternative sono tante e testimoniano quanto la scaduta rappresenti il momento propizio per dare il meglio di noi, affrontandolo con furbizia ed apertura mentale verso tecniche che non abbiamo mai valutato.


Come costruire la lenza perfetta

Ci sono diverse teorie in merito ed il bello di internet è proprio nella democraticità. Ognuno può dire la sua, tutti abbiamo il diritto di condividere le nostre esperienze. La lenza adatta alla scaduta è quella proposta nella vignetta sottostante che può essere riprodotta su grammature che vanno dal grammo e mezzo fino ai tre grammi. Le distanze da ottenere con i pallini sono le seguenti: 20-14-10-6-4-2-1-1-1-1 centimetri distribuiti in 60 cm di lenza. L'entrata in pesca è molto veloce perchè il piombo è concentrato in un punto distinto, ovvero la parte alta della lenza. E' indicata per contrastare le correnti di profondità spesso presenti durante la scaduta poichè l'energia cinetica del mare è destinata a spegnersi col passare delle ore. Il terminale sarà costituito da uno spezzone di 100/150 cm di 0,12 con un amo del 14 a gambo corto. Innescheremo due bigattini a bandiera e lasceremo fluttuare liberamente lo svolazzo che richiamerà spigole, saraghetti, orate.


Consigli in pesca

Dopo aver sondato il fondale, concentriamoci ed osserviamo il mare leggendo i segnali a pelo d'acqua. Partiamo con una pasturazione leggera con fiondate regolari di 5/10 minuti. Prima di farlo, dobbiamo comprendere la direzione delle correnti. Se il galleggiante tende a muoversi verso destra, sarà nostra premura pasturare a sinistra, con un'angolazione di 45°. Viceversa, se si muove a sinistra, pastureremo a destra. Possono sembrare concetti un po' scontati, quasi da dilettanti, eppure vedo spesso lanciare larve direttamente sul galleggiante. Queste non affondano correttamente e tendono a nuotare lontano dallo svolazzo, allontanando i pesci dall'area di attività. Alternate il coreano al bigattino, innescandolo a penzoloni. Spigole e orate vanno pazze dei vermi in sospensione, le identificano come cieche (anguillina).

È tutto, ora andate a pesca e divertitevi!

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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