Pesca a feeder in scarroccio

La pesca a feeder può sembrare una tecnica statica, dove ciò che conta è lanciare una "scatoletta" colma di pastura e attendere l’abboccata. Tuttavia, anche se questo concetto riassume in modo semplicistico il feeder fishing, esso parte da un fondamento importante: la cattura avviene con l’esca (e la pastura) a contatto col fondo, nell’attesa che qualche pesce grufolatore si lasci corteggiare da un boccone ben presentato in acque lente, anche ferme. Nel corso del tempo, ho imparato che la pesca a feeder non sempre segue questa regola, soprattutto nei corsi d’acqua particolarmente irriverenti, con portate importanti sia dal punto di vista della massa d’acqua (come il Ticino, l’Adda, il Po’ e il Brenta), sia per la velocità intrinseca delle correnti (come la Muzza, i Navigli e il Brentella). Tra i vari esperimenti che ho condotto, c’è un sistema che si adatta perfettamente a questo tipo di acque, veloci o imponenti, anche se a prima vista potrebbe sembrare in contrasto con l’impostazione base del feeder.

barbo pescato a feeder con lo scarrocciobarbo pescato a feeder con lo scarroccio

Feeder a scarroccio: cos'è e come funziona?

L’associazione della pesca a scarroccio con la pesca in mare dalla barca è quasi immediata. Tuttavia, questa tecnica non appartiene solo al contesto marino; può essere applicata anche in acqua dolce, soprattutto con la pesca a feeder. Ma facciamo un passo indietro: cosa significa “scarrocciare” e come si collega alla pesca a pasturatore? Nel gergo dei pescatori, “scarrocciare” significa lasciare andare l’esca o il pasturatore in balia della corrente. Nel caso del feeder, pescare a scarroccio implica l’utilizzo di pasturatori sottodimensionati rispetto a quanto richiederebbe la massa d’acqua per ottenere stabilità e un solido deposito sul fondo. Ad esempio, anziché utilizzare un pasturatore da 100/120 grammi in un contesto che richiede un approccio pesante, pescare a scarroccio significherebbe impiegare un feeder da 50/60 grammi. In pratica, la differenza fondamentale sta nel fatto che l’esca e il pasturatore si muovono in corrente senza toccare il fondo, rimanendo a un palmo o poco più sopra di esso, trascinati dalla forza dell'acqua. La punta della canna si piega già come se ci fosse un’abboccata, ma al momento dell’attacco vero e proprio, si piega ulteriormente, generando una auto-ferrata.

piega della canna da feeder barbo pescato a feeder

Pescare a feeder con lo scarroccio è una soluzione alternativa che ci consente di affrontare spot molto complessi, dove altre tecniche di pesca possono fallire. Personalmente, sono abituato a farlo in due corsi d’acqua fortemente antropizzati, con sponde costruite dall’uomo, che presentano varie correntine e una velocità davvero notevole. Mentre la pesca a passata richiede galleggianti dagli 8 ai 15 grammi e un polso non indifferente, con il feeder posso permettermi di montare un anti-tangle molto rigido e un pasturatore open-end dai 50 ai 70 grammi. I protagonisti della pesca a feeder con lo scarroccio sono sicuramente i barbi, anche se pighi, cavedani e scardole di buona dimensione sembrano gradire il metodo di pesca, garantendo il susseguirsi di abboccate.

bigattini incollati con la ghiaiafeeder incollato con la ghiaia

Montatura per la pesca a scarroccio col feeder

Col passare del tempo, ho accumulato una notevole esperienza nella pesca a feeder a scarroccio, permettendomi di perfezionare la montatura ideale per questa tecnica. Di solito, utilizzo un anti-tangle Stonfo in metallo, piuttosto rigido, che può sopportare feeder con pesi che variano da 50 a 100 grammi. Dopo l’anti-tangle, inserisco una perlina in gomma, poiché quelle in plastica tendono a rompersi dopo un certo periodo di utilizzo. Per completare la costruzione del trave, monto una girella di taglia media e un pasturatore open-end con fori laterali, dal peso sottodimensionato (50/70 grammi anziché 100/120 grammi, ad esempio). Quando pesco su correnti medio-elevate, ma comunque in contesti di fondovalle, preferisco lavorare con terminali dai 70 ai 100 centimetri, che possono oscillare senza problemi, garantendo una vitalità dell’esca non indifferente. Uno spezzone dello 0,16 in fluorocarbon, armato con un amo del 12/14 a gambo lungo e nichelato, è senza dubbio la scelta più azzeccata.

innesco di tre bigattini su amo del 12 piega della canna da feeder

Il lettore curioso avrà notato lo stratagemma della ghiaia e dei bigattini incollati: è un trucco che ho appreso dal presidente della mia associazione, i Pescatori Padovani. Quando le correnti sono vorticose, i bigattini lanciati a fionda o rilasciati dal pasturatore (senza opportuno incollaggio) tendono a disperdersi in modo casuale. Mescolando i bigattini con la ghiaia (incollandoli con destrina o colla arabica), invece, si ottiene l’effetto di farli depositare sul fondo, o almeno si cerca di farlo. Ecco quindi che una pasturazione a base di 500 grammi di bigattini e 1 kg di ghiaia è più che sufficiente per 4 ore di pesca, offrendo un ulteriore tassello nella definizione della pesca a feeder con lo scarroccio.

barbo pescato a feeder con lo scarroccio pesca del barbo a feeder con lo scarroccio

La pesca a feeder proprio dove non ti aspetti

Pescando a scarroccio col pasturatore, ho scoperto spot che si sviluppavano in curve, lontano da rettilinei in cui l’acqua si muoveva più lentamente. Ho affrontato le pendenze e mi sono imbattuto in vortici che mettevano alla prova la mia abilità, con pesci oltre la misura standard. Ho imparato che persino la pesca a feeder può riservare sorprese e andare oltre gli schemi, superando le regole basilari imposte dalla letteratura alieutica. Oggi, condivido questa esperienza con voi, augurandomi che possa stimolarvi e arricchire il vostro bagaglio di conoscenze, proprio come è accaduto a me. Se avete dubbi o domande,  scrivetemi sui social. Sarò felice di aiutarvi!

Marco de Biase

Marco de Biase

Direttore di Pescanet e di Pescare in Trentino. Classe 1983, vive da diversi anni nel Nord Italia occupandosi di marketing digitale. Dopo una lunga esperienza nelle acque pugliesi dell'Adriatico, frequenta da tempo gli spot del Trentino, Veneto e Lombardia. È un pescatore umile, sempre disposto a documentarsi e amante delle sfide. Comunica attraverso la scrittura, la fotografia e i social network seguiti da più di ventimila followers. È inoltre autore di due romanzi d'amore e pesca, oltre ad essere poliedrico collaboratore di riviste cartacee, aziende e blog di settore.

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